Trekking sul Supramonte di Orgosolo

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Ancora intorpiditi dopo un capodanno uschino passato a Santa Maria Navarrese dal Signor Tendas (tanto per cambiare!!!), ci si prepara per affrontare il tanto atteso trek.

 

1 Gennaio 2004
Noi partecipanti al trek ,cioè io, Simo, Luca , Sergio, Roberto e Rita ci prepariamo , pesiamo e dosiamo scatole e scatolette, verdura, frutta e tutto cio’ che dovremo portarci in spalla dentro gli zaini per 5 giorni, compresa ovviamente la tanto gravosa quanto necessaria acqua, senza mai dimenticare che dovremo attraversare km e km di territorio carsico senza sorgenti né fiumi, a parte imprevedibili riferimenti dove poter attingere tipo grotte che non si sa se riusciremo a trovare o torrenti che spariscono come miraggi… Ed ecco quà che lo zaino pesa già tanto da farci chiedere “Ma chi ce lo fa fare?!”. Meno male che la grinta oggi non ci manca ed in breve tempo, sotto un caldo sole primaverile, terminiamo la preparazione del nostro fardello.

Decidiamo di incontarci con il resto della troupe , Pierpaola e Dolores, ad un bar di Santa Maria.

Dopo aver passeggiato in spiaggia per fare ora e soprattutto per tarare il nostro altimetro, ultimo acquisto di Simo che lo rende orgoglioso ma anche nervoso perché a livello del mare segna una pressione evidentemente poco credibile (come se fossimo nel bel mezzo del peggior uragano tropicale), andiamo a cena in pizzeria, dopodichè ci dirigiamo verso Urzulei dove faremo campo e dove ci aspettano Roberto e Rita.

2 Gennaio 2004

Ci svegliamo verso le 7/7.30 con una leggera pioggia, con difficolta’ ci decidiamo ad alzarci dal caldo rifiugo, per intenderci le nostre tende.

Fuori il cielo è grigio e continua a piovigginare…… ma dopo una fugace colazione in piedi ci mettiamo in marcia, nonostante lo zaino gravi mostruosamente sulle nostre spalle!

Raggiungiamo Campos Bargios, scendiamo di quota ed in breve (ore 9.30) siamo all’ansa ad U del Flumineddu. Riincontreremo più a valle questo fiume tra qualche giorno.

Pietraia sull’ansa ad U del flumineddu. Davanti a noi, oltre il letto del Flumineddu, abbiamo una “magnifica” pietraia da risalire.

Due passi su e un passo giu’ risaliamo lentamente sotto il peso degli zaini ed arriviamo ad un tronco che agevolerà un passaggio in risalita altrimenti alquanto scivoloso per l’acqua, il muschio, le foglie marcescenti ed il terriccio umido. Si rende necessario usare uno spezzone di corda per agevolare il passaggio degli zaini, visto che qualcuno trova difficoltà a sollevarlo…

sul bordo di Su Disterru Orgolesu. In mezzo ad uno splendido bosco di lecci, proseguiamo per Su Disterru.

Ovviamente ci incasiniamo un po’ nel sentiero a causa della presenza di vari omini un po’ sparsi dappertutto… ma la bussola e la sapienza di chi la usa ci aiuta a proseguire correttamente.

Arrivati a Su Disterru molliamo gli zaini ed andiamo a vedere questa famosa e profonda voragine. La visione è senz’altro sinistra, specialmente quando ci avviciniamo al bordo viscido del baratro per l’immancabile foto.

Mangiamo qualche gianduiotto di Sergio, galatine di Pier, torroni di Luca ed altre leccornie poco consone all’ambiente in cui ci troviamo e ripartiamo.

Siamo nel mezzo di Campu Su Mudrecu a 950 m: il caldo e la sudata della pietraia sono solo ricordi… ora il vento secco e freddo ci soffia contro. In prossimità di Punta Arzane pieghiamo il tracciato di 270° verso NW e ci infiliamo verso W nella Badde Introemonte; scopriamo con sorpresa che è molto più boscosa di quanto ci immaginavamo.

Carta in mano decidiamo di percorrere il trek passando alla base di Fruncu Sos Cuzos, P.Lolloine, P. Sa Pruna: queste rappresentano il bordo occidentale del Supramonte e si presentano come una serie di bastioni calcarei che sfiorano tutti i 1400 m. Ogni tanto lungo il percorso abbiamo qualche perplessità ma grazie alle carte, al GPS e alla bussola tutto prosegue bene.

Si fanno le 15, decidiamo di fare campo o meglio decidiamo che dobbiamo assolutamente trovare un possibile campo perché la morfologia del posto non sembra proprio offrirci piazzole grandi, erbose e pianeggianti.

Così ci accontentiamo di qualche metro quadro sotto una possente quercia isolata tra le bianche rocce calcaree, il chè non è il massimo e su cui per giunta dobbiamo lavorare un po’ per farlo diventare praticabile, ma tutto sommato ci va bene: almeno possiamo dormire, mangiare e riscaldarci al fuoco visto che la temperatura improvvisamente pare stia crollando…

Si cucina la pasta, una calda e piacevole minestrina, la zuppa di legumi… Che bonta’ e che bello assaporare cibi caldi con questo freddo.

Il cielo è perfettamente sereno e rimaniamo al fuoco sin dopo le 20 sotto uno splendido cielo stellato.

3 Gennaio 2004

Durante la notte mi sveglio per la pioggia (!!!) e mi accorgo che non sta piovendo ma nevicando… cacchio! Ecco perché c’era cosi’ freschetto!

Dopo la bufera…….. La sveglia passa cosi’ dalle 7.30 alle 11 visto che fuori non si vede nulla dalla nebbia; siamo costretti a comunicare per voce tra le tende: nessuno vuole uscire viste le condizioni meteo proibitive.

Che palle rimanere in tenda… io non ce la faccio piu’ preferisco camminare. Ci convinciamo d’aver poltrito abbastanza e leviamo le tende in brevissimo tempo. Abbiamo le mani ibernate.

risveglio con un meraviglioso paesaggio innevato. Alle 12 partiamo, ancora avvolti dalla nebbia e su un sentiero poco visibile per via della neve; la nostra meta è Campo Donanigoro passando alla base di Punta Solitta. Ma visto il tempo, si discute circa la possibilità di tornare indietro per un sentiero che in giornata ci riporterebbe alle macchine… Per un attimo un timido sole fa capolino tra le nuvole basse contribuendo alla decisione di non rinunciare al nostro traguardo.

Alle pendici di Punta Sa Pruna. Camminiamo aiutati come sempre da carta e GPS ed arrivati ad un bivio segnato anche in carta ci lasciamo con Rita e Robi che decidono di rientrare a casa.
Noi invece proseguiamo percorrendo alcuni tratti senza nessuna indicazione, ma poi arriviamo ad un punto noto ma poco distinguibile dal resto del territorio, il Nuraghe Lollove.

Siamo ora in una sorta di altopiano a 1200 m in territorio di Orgosolo, poco a est del Fruncu Lollove. Tutto è completamente innevato con le pozze ridotte a lastroni di ghiaccio. Poco piu’ avanti cerchiamo un posto in cui fare campo. La zona è indicata in carta IGM come Sopramonte: è questo il cuore del supramonte calcareo che dà il nome a tutta la zona calcarea, fino a Baunei e Dorgali. Saranno circa le 15.30 ma è meglio evitare di camminare al buio.

Sotto un grosso albero piantiamo le nostre tende e poco più in la facciamo il fuoco. Il posto è suggestivo e primordiale… sarebbe più accogliente se ci fosse meno freddo.

Mentre io, Luca, Simo e Sergio ci riscaldiamo e mangiamo intorno al fuoco una bella e calda zuppa, Dolores e Pier sono in tenda al calduccio che chiaccherano.

Io cerco anche di asciugare un po’ la tenda mettendo il fornellino acceso al suo interno; un po’ ha funzionato.

In tenda fuori dal sacco a pelo c’è una bella arietta fredda, ora vorrei tanto una bella stufa e 30°.

4 Gennaio 2004

Sveglia alle 7.30, oggi contiamo veramente di arrivare a Donanigoro. E’ nuvoloso ma non piove né nevica, per fortuna.

Anche oggi si cammina sulla neve, attraversiamo un bellissimo tratto dentro il bosco di Orgosolo, tra lecci secolari e morbidi muschi verdi. La luce del sole che va e viene penetra tra gli alberi ed illumina il bosco, il terreno fuma riscaldato dai suoi raggi ed è un bellissimo spettacolo.

Troviamo dei bolli rossi e dei segnali incisi su roccia (un cerchio con all’ interno un triangolo). Ci facciamo guidare fiduciosamente da tali segnali… tanto il GPS conferma che non stiamo sbagliando.

Attraversiamo un paesaggio lunare per il bianco calcare in direzione est, il percorso è sempre ben segnato anche con omini.

Troviamo una bellissima vasca che raccogliere l’acqua e piu’ avanti arriviamo ad un ovile circondato dalle tipiche capanne a pinnettu, dovrebbe essere il Cuile Pistoccu.

Attraversiamo anche il Cuile Catzeddu, tra tronchi di ginepro e muri a secco.

Nel fondo di Su Sercone. E poi finalmente giungiamo sul bordo di Su Sercone a 885 m, vediamo dall’alto che all’inghiottitoio c’è un gruppo di persone che lavorano. Scopriremo più tardi che si tratta del GGN.

Scendiamo io, Luca, Simo e Dolores. Pier e Sergio decidono di non scendere.

E’ molto suggestivo scendere all’interno di una cosi’ bella e grande dolina, c’è una notevole pendenza, numerosi lecci e tassi sul fondo.

Raggiungiamo il GGN e poi dopo qualche bicchiere di filu ‘e ferru raggiungiamo il fondo della stessa. Siamo a 685 m, ben 200 metri più in basso rispetto al bordo della dolina.

Da qui è stranissimo vedere le alte pareti che ci circondano e la loro pendenza…..i tassi poi e il verde delle loro foglie sono stupendi.

Risaliamo la dolina meno allegramente di come l’abbiamo discesa, anche perché qualcuno ha le gambe molli per il filu ‘e ferru (io non ne ho bevuto!!!).

Raggiungiamo Sergio e Pier che nell’attesa si sono fatti un nuraghe per difendersi dal vento.

Vista su Campo Donanigoro. Zaini in spalla dobbiamo ora raggiungere Campo Donanigoro ed il Cuile di Ziu Raffaele. Dopo poco meno di un’ora raggiungiamo la nostra meta.

Al cuile lasciamo Sergio e gli zaini, noi proseguiamo per la grotta detta “Funtana ‘e s’arga” per rifornirci d’acqua.

Cuile di Ziu Raffaele Decidiamo di passare la notte al cuile …visto che è bello, pulito, grande e visibilmente rimesso a nuovo di recente; sembra carino passare cosi’ questa ultima notte.

Rientrati dalla grotta dell’acqua andiamo a fare legna ed ecco che si intravedono in lontananza 5 o 6 persone che sembrano puntare verso il cuile.

Ummmm….altro che 6 saranno il doppio, da come parlano sembra siano milanesi con guida.

Dai discorsi capiamo che alcuni di loro hanno intenzione di dormire quì al cuile.

AHHHHHHHAAAAAAAAAAAAAAA!!!! pensiamo noi, e dove pensano di starci ???

Pernottamento all’interno del cuile. Dentro il cuile ci stiamo giusti noi!

Il gruppo di visitatori si scinde in una parte che va a vedere Su Sercone e proseguira’ oltre ed una parte che va a fare acqua e che poi rientrera’ al cuile.

In loro assenza ci accorgiamo che i loro zaini sono zaini da 40 litri circa, senza tende, con sacchi leggeri estivi, troppo leggeri per dormire all’aperto anche quì in Sardegna.

Ma l’intenzione è chiara ……noi ci sistemeremo e loro se vogliono dormiranno dove rimane posto.

Nel frattempo mi accorgo che dal muretto del cuile è sparita la mia wonder………
Simone subito pensa che l’abbia messa in qualche posto che non ricordo, ed invece no me l’hanno rubata.

Appena rientrano i milanesi chiedo loro se l’hanno vista …mi dicono di si che era sul muretto.

Conclusione…. appunto qualcuno me l’ha rubata.

Ci siamo sistemati con teli e materassini ed abbiamo preparato la cena a base di riso tipo thailandese speziato (che c’entra in cuile sardo?!), riso ai funghi porcini, pasta a non mi ricordo cosa di luca, minestra e tutto cio’ che abbiamo di caldo. Diamo fondo o quasi alle nostre ultime cibarie e a Pierpaola, finalmente, torna l’appetito e rispunta la sua simpatica indole logorroica: scopriamo cosi’ che ha un casino di roba da mangiare.

Intanto penso che stanotte qui nel cuile , visti gli spifferi gelidi che entrano, non ci sara’ certo caldo, nonostante il fuoco acceso al centro della capanna nella migliore tradizione pastorale.

Opss…..figuriamoci i milanesi fuori dal cuile senza tenda. Morirà qualcuno per ipotermia?… I padani sono fuori intorno al fuoco e preparano la loro cena a base di couscous, patate e non so che altro, hanno di tutto tra vino, bicchieri, piatti, pentole di tutte le dimensioni. Si fossero portati una tenda era meglio!

Piano piano prima uno, poi due e poi altri …entrano per mangiare dentro il cuile piazzandosi di fronte al fuoco, guadagnando progressivamente i centimetri di pavimento con la scusa del vino e lasciando Dolores sempre piu’ indietro, al freddo, che gentiluomini!!!

Alla fine dentro il cuile rimangono a dormire in due.

Tutti gli altri rimangono fuori.

La notte è passata lentamente, avevo freddo per gli spifferi ed il materassino si sgonfiava…che palle!!! Intanto Pier però ci allettava la nottata con le sue risatine e paranoie, tipo “mi cascheranno sopra mentre dormo queste travi di ginepro…” “moriremo nel sonno senza accorgercene per effetto del monossido di carbonio del fuoco” “magari escono dei serpenti dal muro a secco del cuile”… e così via.

Pensavo a mille cose ….alla wonder, al fatto che se allungavo i piedi potevo finire nella brace accesa.

5 Gennaio 2004

Alle 6.50 ci alziamo e tutti silenziosamente (tranne me) ci prepariamo e partiamo senza nemmeno fare colazione, mentre i nostri coinquilini ancora dormono.

Il tempo è splendido ma oltremodo gelido; per fortuna non c’è un filo di vento e il monte Corrasi innevato appare rosa per il radente sole dell’aurora.

Il Corrasi all’alba. Attraversiamo rumorosamente Donanigoro rompendo sotto il nostro peso il ghiaccio formatosi sull’erba durante la notte.

Nel frattempo un elicottero rumoreggia sulle nostre teste…chissà chi cerca??!! Si sara’ assiderato qualche milanese??!! Va behh, proseguiamo.

Prendiamo verso sud un sentiero tracciato da omini e dopo 1 ora o piu’ ci fermiamo per fare colazione tra i grigi calcari baciati dal sole.

Ci rimettiamo in marcia con di fronte la visione, ora sgombra da nubi, delle cime innevate del supramonte di Orgosolo come il Fruncu Sos Cuzos e il Monte Novo San Giovanni. Ad un certo punto numerosi mufloni, circa una ventina, attraversano il sentiero poco davanti a noi e noi li guardiamo con solita grande ammirazione.

Impossibile fare delle foto, il loro passaggio è stato improvviso e ci ha colti di sorpresa.

Troviamo dei segnali bianco/rossi, in realta’ ci sono piu’ sentieri ma il bianco/rosso porta sicuramente al Nuraghe Mereu. Passiamo in prossimità della P.ta S’Iscopa e del Francu De Mesu, fino al Cuile di Roda Camposa.

Un grande albero cavo. Passiamo in mezzo al bosco, ci fermiamo a fare delle foto in un bellissimo albero cavo. Il sentiero prosegue non faticoso per una leggera ma costante discesa immersa nel fitto dei lecci secolari. Arriviamo poi al Nuraghe Mereu….un bellissimo e quasi intatto nuraghe in bianca pietra calcarea che con la sua imponenza sta li’ a dimostrare l’arduo lavoro di chi faticosamente l’ha messo su………….. pietra su pietra.

Gola di Gorroppu. Dal nuraghe si gode di uno splendido scenario sulla Gola di Gorropu , sulle splendide forme e pieghe del calcare , sul Nuraghe Gorropu, sul canyon del Flumineddu.

Nuraghe Gorroppu. In breve arriviamo proprio al Nuraghe Gorropu e continuiamo per il sentiero che scende al Flumineddu.

Sa Giuntura. Mentre decidiamo da dove scendere per arrivare al greto ci troviamo di fronte la bellissima cascata con cui Orbisi dopo abbondanti precipitazioni confluisce sul Flumineddu.
Noi ci riteniamo abbastanza fortunati d’averla trovata così insolitamente fragorosa.

Le pozze d’acqua sono di uno splendido e limpido colore azzurro-verde smeraldo, molto invitante per un bagno se non fosse per la temperatura dell’acqua.

Sul Flumineddu. Ci fermiamo a mangiare qualcosa al bordo del fiume, come se fossimo in spiaggia sotto un tiepido sole e poi risaliamo lentamente per la “Schiena d’asino”.

Mentre camminiamo mi volto piu’ volte ad osservare Su Gorroppu e a ricordare che bellissimi posti abbiamo visto, che bei ricordi ci porteremo a casa anche questa volta.

E mentre mi volto piu’ volte indietro a guardare Orbisi che si butta con le sue limpide acque sul Flumineddu ………………ho grande ammirazione per la natura, per cio’ che riesce a creare. Dopo essere passati al limite orientale della Pischina Urtaddala, proseguiamo il percorso vers sud. Arriviamo alla strada che ci condurra’ in breve tempo alle macchine.

Sono triste perché non voglio rientrare, vorrei rimanere qui in questi splendidi posti.

Come al solito facciamo tappa a Barisardo per un thè o una cioccolata.
Ci fermiamo poi al solito ristorante di Muravera per una pizza…..ma è presto,
quindi giriamo per il paese come fossimo turisti, guardati con curiosita’ per il nostro abbigliamento da montagna, sporchi spettinati come reduci di una battaglia…
Alle 19.30 siamo di fronte alla pizzeria, ci fanno sedere in una zona recondita del locale …. sara’ perché siamo numerosi o perché non siamo proprio profumati e ben vestiti come si addicerebbe ad un ristorante… bahhhhh!!!! Buona la pizza… ma poche curve e alle 22 siamo a Cagliari: il nostro trek può definitivamente considerarsi concluso. Nella maniera migliore che potessimo immaginare e con un senso di soddisfazione per questa splendida esperienza in buona compagnia.

(sotto: Barbara e Funtana e S’Arga)

Barbara Ibba

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