Il Lungo Epilogo

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Ho deciso di fare questo corso per trovare delle risposte, per avere una chiara visione dei miei limiti, per crescere e affrontare delle ancestrali paure…..
L’ho finita che ho molte più domande di prima, sono piena di lividi, non mi ero mai persa e ora non ho più ne memoria ne senso dell’ orientamento, ho incubi la notte dagli ultimi traversi fatti al campo di fine corso e nella mia testa rimbombano boati ……. MAVAFFANCUUULO!

La colpa è solo mia,

perché avrei dovuto nutrire dei dubbi sull’opportunità di terminare il corso già dalla lezione sul GPS, dubbi che si sarebbero dovuti tramutare in certezza dopo la psichedelica lezione sul “primo soccorso”.

Invece no, è proprio vero ciò che diceva mio nonno: hai voluto la bicicletta? Pedala!

Si, ho voluto la bicicletta, ma l’avevo chiesta con il sellino! Mica immaginavo che le strade di montagna sarebbero state cosi disastrate!!!

E’ solo colpa mia, dato che lo scorso mercoledì al corso, un luminare della speleologia internazionale, ci ha spiegato I mille pericoli di questo sport estremo, insistendo sul fatto che se non ci si sente pronti non bisogna affrontare certe situazioni, e io, che già allora ho avuto schizofreniche visioni, avrei dovuto dire BASTA…

Basta, anche se come ci ha spiegato Tuveri, il numero di incidenti in grotta è basso rispetto al numero di persone che praticano questo sport, e che è più facile farsi male nelle situazioni quotidiane, giocando a calcetto, guidando la macchina, andando a fare una passeggiata, stando in casa con un trinciapollo elettrico acceso o un fon in bilico sul davanzale della vasca da bagno, facendo sesso sulla lavatrice accesa crea ad esempio gravi danni alla colonna vertebrale…. Per non parlare del fatto che spesso fare la spesa può essere letale.

In grotta basta adottare pochi basilari accorgimenti e conoscere le regole base della sicurezza.

Ad esempio, il numero minimo di persone deve essere 5, perchè la situazione tipo è questa:

– I primi due che entrano in grotta sono super allenati e corrono dappertutto, come se li stesse inseguendo il Demonio armato di supposte di nitroglicerina, altri due sono persone normali che esplorano la grotta parlando del più e del meno e smangiucchiando cioccolato, mentre il quinto si fa male o muore.

– Allora I due di prima smettono di mangiare e verificano che il quinto non abbia sabbia in bocca o altro e restano a fare compagnia alla salma o futura tale, mentre I due fighi di prima corrono a chiamare I soccorsi, ma anche uno di loro si fa male…. perchè mentre erano allongiati ad un traverso di acciaio, un fulmine entrato in grotta colpisce il primo e rimbalza su una stalattite millenaria che si stacca travolgendo il secondo… allora I due rimasti accanto allo sfigato che si era fatto male per primo, che aveva diritto di prelazione sulla barella, escono a cercare soccorso abbandonando I tre a morte certa per assideramento, ma una volta fuori, scoprono che le loro auto sono state spazzate via da una inattesa slavina.

– Qui entra in gioco il GPS (ed è la fine), si manda un SMS al GSM del soccorso alpino che vi chiede la posizione segnata dal GPS la annota e manda una squadra di recupero formata in prevalenza da speleosub, che prima prende a colpi di pinnate mares sti 5 coglioni e poi gli sdraia imbavagliati e incaprettati in delle bare e gli trascina fuori.

Insomma, se non ci si sente sicuri, in grotta è proprio meglio non andare, perchè nella migliore delle ipotesi, se proprio non vi accade nulla di tutto questo, state certi che sedendovi su del guano vi beccherete un herpes anale.

Dovevo ritirarmi allora, quando ho visto Tuveri sdoppiarsi e materializzarsi dall’altra parte dell’aula, e I suoi presagi di morte sono andati in dolby surround., e mi rimbombavano nelle orecchie, recitando le scritte tremule in rosa fuxia su sfondo blu che il proiettore passava sullo schermo, un’esperienza che ho vissuto solo una volta nella mia via vita, ed ero strafatta di funghi tossici e anfetamine in una discoteca di Londra.

Poi a fine lezione, gli ho visto ringoiare il suo clone e levitare fuori dall’aula senza muovere le gambe.

Questa esperienza è stata inserita in quel fascicolo di “episodi” della mia vita intitolato: “cose probabilmente mai accadute, che tu hai solo immaginato ma che hanno lasciato un segno – non parlarne mai più”.

Ma se non mi ha convinto a smettere la significativa lezione su “mille e uno modi per morire in grotta” e l’appendice di approfondimento “mutilarsi”, la successiva lezione “bestiole che vivono in grotta e negli sfinteri”, il campo di fine corso è veramente l’ultimo bastione della ragionevolezza, oltre il quale, o ti butti a capo chino nell’abissale labirinto di emozioni che questo sport regala, o fuggi a gambe levate e non metti più piede neanche in uno sgabuzzino ben illuminato.

Campo di fine corso.

Partenza alle 9 di sera, venerdi sera!

Dopo una devastante settimana lavorativa, con Eli abbiamo caricato la macchina, e vvia verso il nostro w.e. di avventura, eccitate e felici come scolarette in gita.

Arrivo a Oliena alle 23, dove gli altri gia arrostivano e montavano il campo, (disordinato agglomerato di tende ad uso promiscuo)…..

Il clima di allegria e gioviale collaborazione era reso magico dal cielo stellato, ma soprattutto dal vino.

A noi è stata data una tenda bellissima, che abbiamo diviso con Paola e Daniela, altri due casi umani che il servizio sociale non ha ancora ricollocato.

Alle tre e mezza del mattino Pier Paolo, uno degli istruttori, sosteneva ancora di poter cuocere l’agnello che girava su un esausto girarrosto. Tutti cantavano….

cantavano canzoni che neanche gli autori ricordano più di aver scritto, ma erano rese belle dalla calda voce di Paola…. Poi il buio, il vino…. Le noci…. , le stelle…… E mi sono svegliata alle otto dell’indomani mattina tutta sudata in una tenda con tre donne!

E questo era solo l’inizio.

Finalmente Grotta.

Dopo una pantagruelica colazione, il rito della vestizione e l’assegnazione al secondo gruppo, siamo partite dietro la fila di macchine che andava alla grotta, li ho avuto il primo presagio.

Dopo 500 mt mi sono persa!

Non so come ho fatto, ma non vedevo più le altre macchine e sono tornata indietro, ho chiesto indicazioni e finalmente abbiamo raggiunto gli altri.

Eli mi sedeva accanto in silenzio, perchè è una signora e ha evitato ogni palese commento. Si è limitata ad un materno sorriso, che stava a significare:

non preoccuparti, può capitare.

Finalmente siamo entrati in grotta.

Uno spettacolo mai visto, spazzi enormi che si allargavano nel buio e non finivano mai, abissi senza fondo, volte lontanissime, pareti articolate e scolpite dall’acqua in maniera cosi perfetta da sembrare irreali, ma più forte di tutto, il senso di spazio che uno non si aspetterebbe mai di provare in una grotta.

Straordinario.

Ti senti un bambino, puoi giocare con la roccia, arrampicarti qua e la, dondolare, strisciare, rotolare, scivolare, sporcarti, esplorare, e il problema è proprio questo, ti dimentichi dei limiti, ti perdi, e lo fai perchè in fondo sei li per questo……… o forse io ero li per questo.

E infatti prima o poi fai una cazzata.

Alla fine dei primi traversi, Pier Paolo annuncia il capo linea del nostro percorso, dato l’impegno richiesto dai successivi passaggi, e io che, a volte proprio non riesco a controllarmi, faccio: ma dai, almeno facceli vedere, per capire cosa intendete per “impegnativi”!

Lui ridacchia e mi fa : ok allora vai

E io abbocco alle sfide come un totano in calore ad un esca luminosa. E parto con lui a mezzo metro che mi diceva dove mettere i piedi, seguito da Stefano, nostro fedele compagno di corso, Eli e Nicola.

CAZZAROLISSIMA, ora so che se uno speleologo dice “impegativo”, significa “dacagarsiaddosso” per ogni comune mortale.

Infatti ad un certo punto, mentre chiacchieravo e scherzavo, un abisso mortale si è aperto davanti i miei occhi, ma soprattutto davanti i miei piedi.

Ho desiderato con tutte le mie forze i superpoteri di Manimol, telefilm sfigato degli anni ottanti, dove il protagonista poteva diventare ogni sorta di animale….

Ecco, io sarei voluta diventare un geco.

Mi sono voltata e ho detto con tutta la fermezza di cui ero capace, aggrappata con tutte le mie forze ad una colonna:

– NO! Io da qui non passo! Ho visto, è molto bello, ma non credo sia il caso.

Pier Paolo, con tutta la fermezza di cui è capace, ed è molto superiore alla mia, ha risposto:

– NO, sei voluta venire fin qui, ora respiri, pensi bene a cosa devi fare e fai quello che ti dico io, e passi!

Un coro di voci proveniente dall’abisso mortale ha intonato tutta Carmina Burana di Carl Orff, io ho ascoltato la canzone fino alla fine, ho vagliato ogni possibile tragica conclusione della mia vita, e mi sono ritrovata a strisciare su un tratto di roccia largo come il cruscotto di una panda, sospeso sul nulla cosmico, ripetendo al mio io più intimo: tu sei un geco, tu sei un bellissimo geco.

Arrivata dall’altra parte ho avuto un crollo psicologico, e ho cominciato a raccontare la mia infanzia appena rivissuta a degli gnomi, che ironizzavano e mi prendevano per il culo.

In tutto questo Eli, ha semplicemente volteggiato sull’abisso con tutta la naturalezza del mondo, in perfetto stile “Pivella dell’Uomo Ragno”, e qui devo ammettere che questa donna comincia a spaventarmi, Eli Tu mi fai paura.

Ormai fuori di me, in un evidente stato confusionale e sicuramente stonata dai fumi del carburo, sono tornata indietro e la via del ritorno ci ha regalato uno degli spettacoli più straordinari che abbia mai visto, un grottino pieno di eccentriche, che brillavano al passaggio delle lampade. Mozzafiato!

Poi i laghi, ma io non sono in grado di descrivere la perfezione.

Fuori, mi sono resa conto di essere realmente esausta.

Non riuscivo e reggermi in piedi. In auto, dopo appena 500 metri mi sono persa! E DDDue!

Dopo 15 minuti è venuto a recuperarci Nicola.

Eli, seduta accanto a me in silenzio, dato che è una vera amica, mi ha guardato con quello sguardo di comprensione che solo un’amica più fare e significa:

– non preoccuparti, capisco che tu sia stanca, può capitare.

Sfinite, affamate, infreddolite, ci danno l’esilerante notizia che la nostra tenda era stata spazzata via da una bufera di vento con tutta la nostra roba dentro, e li ho pensato intensamente ai Cloni Tuveri.

Fortunatamente il calore della festa, ha risanato il mio fisico, e dopo poche ore, una nuova sistemazione, la speciale medicina di Silvestro, ero quasi in gran forma.

Ma è ha questo punto che per un corsista cominciano le vere difficoltà, il vero esame!

La grotta è tutta una scusa per prendere 10 anime pure e sacrificarle al Dio di tutte le grotte e pertugi della terra.

Ci hanno attratto con la scusa di mostrarci posti bellissimi e premiare le nostre fatiche e il nostro coraggio con premi meravigliosi, e invece……

Chiedetelo al povero Francesco, cosa significa: tre minuti con Sergio, o a Stefano, che ha subito uno strappamutande in piena regola, a me è andata bene, dopo il bacio trenino mi hanno usato per pulire il pavimento, poi mi hanno bendata e fatta rotolare. Eli… non pervenuta, Samuele disperso, Paola…. In cinta. Daniela è diventata un uomo, le due Moniche sono state torturate con le mutande di Stefano che volavano per tutta la stanza e sbattute sul soffitto…

Mi sono assopita un attimo e mi sono risvegliata con un uccello gigantesco in braccio.

AIUTO!!!

Un massacro.

Ma siamo sopravvissuti.

Il giorno dopo abbiamo goduto di una meravigliosa giornata di sole, divisi in gruppetti abbiamo organizzato dei trekking a tema, io Eli, Cucciolo, Monica & Monica, Francesco e Stefano siamo andati a Tiscali…… o meglio ci saremmo dovuti arrivare…..

Infatti domenica ho toccato il fondo del mio rincoglionimento.

Propostami come guida (e io ammetto di essere idiota, ma cosa dire di chi mi segue?), gli ho condotti attraverso alternativi e avventurosi percorsi, come giapponesi, abbiamo immortalato ogni angolo di bosco, compiendo in 4 ore un percorso di un oretta scarsa…… finalmente giunti sul sentiero, oramai a poche centinaia di metri dall’ingresso di Tiscali……..

MI SONO PERSA!!!!!

Per la terza volta in due giorni!!!

Seguendo frecce, fischi, persone che intravedevo nella boscaglia, richiami, correndo a perdifiato come un cinghiale scappato da uno zoo mentre gli altri urlavano

Francesco, non allontanarti, Biondo torna indietro!….. ecc… non ho visto l’enorme masso su cui è inciso a lettere cubitali

TISCALI A 30 MT

D.F. (che sicuramente sta per “DeFiciente”)

e gli ho fatti vagare per una buona mezzora prima di fermarmi a frastimare appoggiata proprio su quella roccia.

Elisabetta, che è una signora, un’amica, ma che è umana e ha una pazienza….. mi ha guardato con quello sguardo che solo lei sa fare, e significa:

– MINCAMMIASEITUTTAACCALLONATA!

Una figura di mmerda!

Comunque, alla “fine della fiera”, il corso di speleologia dell USC è sicuramente una delle esperienze più allucinanti che si possa vivere!

Le persone che incontri, non sono normali, entrano in grotta la notte in preda a deliri etilici e spesso vanno ricondotti alla realtà con decisione e la fermezza di una cinghia.

Ma è un’esperienza mistica, che oltre ai danni fisici permanenti, tatuaggi indelebili, ti lascia l’animo più ricco di nuovi confini, di nuovi affetti, di straordinari ricordi, ma soprattutto di una nuova consapevolezza di se stessi.

Io ora so che Francesca Biondo può morire, che non è legale circuire dei minorenni, che l’abbuso di alcool può avere effetti collaterali, che posso sbagliare, che posso perdermi, che a volte la gente smette di venerarmi e mi manda brutalmente affanculo perchè con cognizione di causa, che esistono cose che ho paura di fare perchè non sono in grado……

Ma soprattutto ora so usare il GPS.

Grazie U.S.C.

Francesca Biondo

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