Abisso paradiso…ho visto gli zaini volare

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Sabato 10 dicembre, la settimana non è stata leggera e l’ingorgo mentale dopo tanti giorni di lavoro è soffocante. Viviamo sempre al di sopra delle nostre possibilità…che fare?! Esistono molti modi adatti ad alleggerire il peso del vivere umano tra gli umani facendo ciò che non era previsto per noi umani, ognuno scelga il proprio, ma per me, oggi, la grotta…

ahhh la grotta fa dimenticare tutto ciò che non è immediatamente previsto dal vivere… mette tutto in ordine e tutti a tacere…sono schizzato fuori dalla gola di quell’abisso come uno starnuto, sporco, bagnato e freddo, ma leggero, libero dal traffico dei pensieri, sensibile ad ogni odore del bosco, emozionato come da bambino sotto il mio albero di natale…finalmente vivo e niente altro…niente altro.

Benissimo…incontro previsto con Giovanni e Samuele alle 8.15 a casa e con Luca alle 08.30…come sempre non si parte che dopo più di un ora. Arrivo a Domusnovas oltre le dieci. Questa volta si tenta un nuovo sentiero per l’avvicinamento, ci accompagna Silvestro.

Eroicamente, per buona parte dell’avvicinamento, il peso di tutta l’attrezzatura sarà sulla groppa dell’auto improbabile, ma mitica, di Samuele che con qualche spinta e qualche botta riesce a salire per lo stretto sentiero sino all’imbocco del breve sentiero (circa 20 minuti) che ci condurrà all’ingresso…grazie Samuele. Lungo il breve tragitto riempiamo un cesto di funghi porcini che Silvestro ci porterà già pronti per la cena.

Aiuto…l’ingresso della paradiso è impressionante, una delle immagini più belle e spaventose che abbia mai visto, sembra davvero che sia pronta ad inghiottire inesorabilmente chiunque si avvicini.

Foto di rito e partenza…oggi armerò io e solo ioooo..

Il primo armo ovviamente non è semplice. Inizio con un armo naturale ad un metro dal pozzo, cordino, plg e nodo 8 sulla corda di discesa. Montato il discensore, mi avvicino ai primi roc che utilizzo per creare la deviazione dall’armo che creo dalla parte opposta in serie al primo. Anche questo naturale, cordino, plg, nodo 8. Collego la deviazione che mi permette di scendere a filo di ragno attraverso il lunghiiiiiissiiiiiiiimoooooooooooooo pozzo senza il minimo sfregamento. Dopo poco più di venti metri raggiungo il primo frazionamento. Non vedo il fondo, mi ricordo di essere su una corda da 50 e realizzo di essere appeso davvero in alto..ohi ohi. Va be’, predispongo il frazionamento, ma la tensione mi fa dimenticare la regola che conosco benissimo e faccio un ansa troppo lunga. Pazienza, succede, gli altri non li ho più sbagliati. Giovanni ha assunto la funzione che gli è dovuta anche dalla sua posizione rispetto a me…l’angelo custode. Mi segue a voce su ogni procedura, mi da consigli, conferme e mi rassicura. Da quel momento in poi tutto andrà benissimo. Raggiungo il fondo e lancio l’urlo liberatorio…liberaaaaaaaaaaaazz quanto è alto.

Mi raggiunge poco dopo Giovanni e inizio l’armo della discenderia, anche questa molto lunga e per la quale si rendono necessari alcuni frazionamenti e diversi armi naturali che mi permettono di realizzare soluzioni d’armo di cui non avevo ancora esperienza. Inizio a frazionare correttamente con maggiore rapidità e disinvoltura (troppa, dimentico sempre di chiudere la ghiera..fortuna che da su lo sanno e mi ricordano sempre prima di farmi scendere). Giovanni mi segue come un ombra, mi stimola a trovare la soluzione autonomamente e mi da indicazioni di correzione e conferme…sperimento per la prima volta un armo in serie su unico punto. Uno spuntone di grosso diametro su cui monto prima un cordino, poi una gassa doppia con la corda da discesa sulla quale preparo un nodo 8 da collegare al cordino tramite un plg……fighissimooooooooo :).

Nota dolente: arrivati tutti sul fondo del pozzo iniziano le procedure per l’apertura del maledettissimo cancello ideato e progettato dallo SCD…per raggiungerlo si deve penetrare in un cunicolo orribile ricavato attraverso l’uso di cemento armato, strettissimo e soprattutto colmo di guano di pipistrello..per non parlare della puzza e dalla spiacevole sensazione di ritrovarselo tra i denti.

Il cunicolo termina con un asse di ferro pesantissimo al centro della strettoia che ne impedisce il passaggio. Per rimuoverla è necessario sfilarlo verso destra sganciandolo da un blocco al quale è agganciato con un lucchetto. Abbiamo le chiavi, nessun problema??? Manco per il c…. raggiungere il lucchetto, all’interno di un tubo con diametro di 20 cm sulla destra del cunicolo, è un impresa perchè le spalle sono bloccate dallo spazio stretto e non è facilmente visibile il punto dove infilare la chiave. Comunque al secondo tentativo, dopo aver mangiato una bella porzione di guano, riesco ad aprire e passo…dovrei essere contento, ma in realtà una volta oltre mi rendo conto che richiudere sarà molto più problematico..avrò davvero ragione.

Da quel momento in poi tutto si fa più semplice, fatta eccezione per due strettoie, di cui in una Samuele ci stava per lasciare la cassa toracica.

Il fondo dell’abisso è davvero un paradiso, poco da commentare e sopratutto un invito a chiunque non ci sia stato di andarci il prima possibile. Io ero a dir poco senza parole e tutta la fatica fatta per arrivarci si è dissolta all’istante…meraviglia.

Fatta una visita sommaria decidiamo di mangiare e risalire…era tardi e c’era molto freddo.

Risaliamo velocemente sino al mitico cancello e da quel momento in poi il delirio. Chiuderlo è stata un impresa da McGyver, scendiamo in successione più volte io e Giovanni, Luca non riusciva a muoversi all’interno. Senza descrivere tanto i folli fatti successivi dico solo che abbiamo impiegato più di due ore per chiuderlo…autore dell’impresa: Giovanni. Io l’avrei lasciato aperto.

Inizia la risalita. Vado per primo. Sul fondo del primo pozzo trovo lo zaino di Samuele. Senza farmi tante domande attacco al baricentrico anche quello e parto con due zaini (minch…). La risalita è faticosa, ma davvero magnifica. Arrivato in cima incontro Samuele che si stupisce del fatto che io abbia il suo zaino. In sintesi credeva di aver risalito il pozzo con lo zaino, ma una volta in cima si rende conto di non averlo più. In altre parole pare gli sia volato giù…azz….vedo gli zaini volare.

Tutti fuori, il tempo di scaldarci un pochino con un fuoco acceso all’ingresso e si riprende la strada per la mitica auto di Samuele che eroicamente riporta già tutta l’attrezzatura. Ribadisco: grazie Samu…

Rientriamo al campo dove ci aspettavano con fuoco, cena e funghi del mattino già cotti…evviva. Vino, birra, grappa di miele di Luca (…vero Paola?!), racconti di grotta, tante risate, molta stanchezza e tutti in tenda. Giornata magnifica..grazie Giovanni, grazie Luca, grazie Samuele, grazie Fiat Panda 4×4. Ma soprattutto grazie a chi ci ha fatto trovare fuoco, cibo e vino, perchè sia chiaro, come in un qualsiasi viaggio, il vero privilegio non è raggiungere luoghi lontani e magici, ma avere qualcuno che aspetta il tuo ritorno….

 

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