Un weekend dentro Lovettecannas

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Questo weekend come voi tutti sapete son stato con amici di altri gruppi speleo a baunei nella grotta di lovette cannas.
Una grotta che ultimamente ha regalato alla speleologia sarda una della più importanti scoperte sotterranee.

Si è partiti con l’intento di fare il primo campo interno nella storia di questa grotta, un’ impresa da non poco conto visto che per arrivare in zona campo bisogna attraversare davvero una grotta delle più difficili in assoluto (tra quelle che io ho fatto finora) e che le almeno sei ore di percorrenza si sviluppano in ambienti talvolta stretti e bagnati, talvolta allagati fino al collo, talvolta fangosi, talvolta enormi e disorientanti.
una progressione che ti fa scendere ad oltre 500 metri di profondità senza usare un centimetro di corda, un primato europeo a detta di badino, una grotta perciò lunga e faticosa di suo, aggiungiamoci un sacco bello pesante per un campo di due giorni post acqua (ovvero che presuppone un cambio completamente asciutto da indossare per dormire…)
per limitare il peso da portarsi dietro sono molto categorici gli amici: niente imbrago niente muta!
comunque si entra, lo spirito è alto e la voglia è tanta, sono le 19:30 quando ci troviamo all’ ingressino di questa grande grotta.
si inizia, si scende come in fase bolo alimentare in un sistema digerente, si percorrono belle zone attive e concrezionate piene di vaschette che tracimano l’acqua per la nostra progressione, ogni tanto ci si abbevera.
si cammina in saloni davvero grandi con buio tutt’attorno, ora si striscia in budelli percorsi dal fiume, si arriva a circa metà strada, tre ore dall’ ingresso si mangia qualcosa e si fa per ripartire quando due del gruppetto di quattro decidono che le loro riserve fisiche avrebbero concesso loro solo di uscire, loro decidono saggiamente e con grande determinazione che avrebbero dormito li e l’indomani sarebbero usciti fuori.
a questo punto occorreva riorganizzare un attimo le cose, con noi doveva viaggiare fino in fondo pure la sacca in più, il terzo sacco in due, bello pesante poi come se i nostri già non lo fossero. che importa dobbiamo portare avanti la missione, in quel sacco c’è l’ occorrente per il rilievo e per l’esplorazione quindi, non deve rimanere fuori.
riprendiamo la strada in due rallentati dal terzo sacco e dalla settimana lavorativa che ci ha accomunato, si va piano, davvero piano.
ora la progressione si fa più dura inizia la zona del fiume, la zona bagnata dove devi infilarti nell’ acqua e poi strisciare nella sabbia, stringerti tra le rocce e tirarti gli zaini.
la collaborazione e l’ intesa tra speleo è fondamentale, il mio compagno era la prima volta che lo vedevo, non ci conoscevamo prima di allora, ben presto però ci siamo affiatati e aiutati tanto a vicenda…. la speleologia….
eccoci alla fina della parte che luca conosceva, il fronte della precedente esplorazione, da quì in poi dobbiamo cercare nella frana i segni del passaggio di chi ci ha preceduto, non è difficile i nostri amici già passati ci hanno segnato la strada come in un’autostrada, la via è chiara.
quindi entriamo nella zona nuova, sappiamo che da li il campo non è lontano, che ore sono?? non lo sappiamo non abbiamo orologio….
va beh via! ci infiliamo in questi ambientini piuttosto angusti e mi rendo effettivamente conto che il mio zaino belzebù non sarebbe potuto andare oltre, troppo grande!!!!!!!!   retromarcia, torniamo alla saletta precedente e svuoto lo zaino e metto quello che ci sta in uno zaino normale e il resto a mano….ora sono quattro i sacchi in due….
via di nuovo dentro la frana terminale, i passaggi non sono così tremendamente stretti, anzi son belli larghi per me e per il mio compagno, ma son davvero tecnici e da contorsionista.
saliamo, scendiamo, gira un masso gira l’ altro, bagnetto, doccia e gli ambienti si fanno più grandi, ancora poco sicuramente ci separa dal campo…
eccoci!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! la gioia è tanta nel vedere il luccicare dei teli termici sui sacchi letto dei nostri compagni,OOOOOPSSS! dormono, shhhhhhhh non disturbiamo , facciamo silenzio!
non serve a nulla chiaramente si accorgono di noi che li accechiamo con i nostri potenti fari e poi un poco erano preoccupati per noi che tardavamo. rassicurati del perchè fossimo solo in due e timidamente chiediamo l’ ora…. sono le 5:30 del mattino!!!!
effettivamente ce la siamo presa con calma ma non credevamo così tanto!   10 ore di cammino! quasi il doppio di quanto normalmente occorra! ok tornate a dormire, noi ci allestiamo il campo….
col massimo silenzio ci siamo allestiti le piazzole per dormire, ci siamo messi addosso abiti asciutti, gonfiato materassini, steso sacchi a pelo e teli termici. siamo pronti per dormire ma non senza mangiare un qualcosa di caldo. cous cous bollente sembrava il cibo più buono e prelibato del mondo. un poco di thè caldo ed ora si che si va a dormire, sicuramente saranno le sette e mezza o le otto del mattino. dormiamo come bimbi tant’è che quando gli altri si svegliano e partono in esplorazione alle 11 del mattino noi contribuiamo analizzando e studiano a fondo la fase REM in ambiente ipogeo avanzato.
i nostri compagni fanno ritorno dal giretto di perlustrazione senza pretese esplorative importanti alle 16:00 e quindi noi ci alziamo per far colazione!!!
facciamo colazione e poi subito al lavoro, inizieremo il rilievo della poligonale chiusa del salone terminale e lo condurremo solo alla metà e con tirate di metrella di minimo 30 metri a mezzanotte e trenta.
un salone che per percorrerne il perimetro completo ci vogliono 4 ore, è una sala dalle dimensioni spaventose, la fine quasi non arriva mai, il nostro campo era li dentro ma da dove siamo arrivati rilevando ci voleva almeno un’ ora e mezzo di cammino per arrivare. davvero enorme!
ci mangiamo una cosa calda, ci beviamo un bel thè caldo e di nuovo a letto, domani si esce.
sveglia alle nove, ci si prepara, si ritira tutto, si mette tutto dentro gli zaini, colazione super abbondante e alle 11 si parte verso fuori, il solo pensiero di dover ripercorrere tutta quella strada mi fa un po senso ma la sfida continua fino alla fine.
il ritmo è ottimo siamo veloci e sincronizzati ci si muove con destrezza in tutte quelle che all’ ingresso parevano posti ostili, si viaggia davvero forte, siamo più scarichi si ma sempre con tre sacchi e in due ormai inseparabili.
la difficile progressione è alleviata da canti inventati con protagonista sempre quella grotta, si canta e si ride tanto, la prendiamo in allegrezza.
il mio compagno luca ad un certo punto mi chiede per favore di smettere di cantare queste cose dicendomi: simo però o rido o esco!!!
che gli fai??? continuo a cantare, siamo usciti ridendo comunque! (due piccioni con una fava)
stavolta abbiamo superato noi stessi, i 500 metri di dislivello per sei chilometri di intestino bagnato e stretto e con tre zaini, lo abbiamo sconfitto in sole 5 ore e mezza!!!!!
i sacchi lungo le strettoie stavano letteralmente volando, e il ritmo era da forsennati, niente ci poteva fermare nemmeno le dubbie scorciatoie che abbiamo imboccato per errore nei grandi saloni iniziali.
il sole è ancora alto raggiungiamo in 15 minuti di cammino gli altri al campo esterno e via ai racconti chi non è potuto entrare aveva molta fame di sapere…
gran bella uscita, davvero importante, di quelle che non si dimenticano facilmente.
ringrazio i compagni d’ avventura
enrico (usc)
valeria (usc)
sergio (usc)
rita (usc)
roberto (usc)
giovanni (usc)
daniela (usc)
luca (usc)
gianluca (usc)
lucio (spano)
riele (spano)
sandro ( spano )
pierpaolo ( usc )
barbara (scor)
andrea (scor)
silvia (scor)
ughetta (ggc)
e qualcuno che non ho sicuramente visto.

grazie  ancora e

allongiato alla “volta buona”

…Simo…”

grazie ancora enry!!!!!!

 

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