Grande Traversata del Supramonte

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La Grande traversata del Supramonte, ideata da Corrado Conca. Ne ho sentito parlare per la prima volta proprio da Corrado nella mailing list di speleosar per la presetazione della guida cartacea e con Danno e Mastino abbiamo deciso. Ma cosa è la GTS?

Si tratta di un trek della durata di 4 giorni che attraversa il supramonte dal passo correboi, nel comune di Orgosolo, alla sorgente famosissima de su Gologone, nel comune di Oliena.
Abbiamo tribolato un pò per organizzare la navetta ma alla fine siamo riusciti a fare tutto con una sola macchina, evitando di lasciarne una incustodita per 4 giorni al passo di Correboi.
Si parte alle 10 del mattino, in tre, io e Danno e Marco, un amico di Mastino che ci ha abbandonato per problemi lavorativi ma che raggiungerà sabato mattina. Con zaino in spalla iniziamo a camminare attraverso un paesaggio montano differente da quello che mi è più familiare delle zone calcaree. Fortunatamente il bel tempo ci assiste.

 

La prima tappa che ci aspetta è abbastanza breve, con 8,5 km di lunghezza e dislivelli moderati sia in salita che discesa con la maggior parte del tratto su sentiero. Corrado indica un tempo di percorrenza di 4 ore e 15. Andiamo avanti baldanzosi sino alla prima delle numerose fonti che si trovano lungo il persorso, Funtana Muidorgia, considerata da molti la sorgente del Rio Flumineddu. Facciamo una breve sosta e visto che la temperatura aumenta, anche quella corporea a causa del camminare, ci alleggeriamo un pò nell’abbigliamento e via di nuovo, in mezzo a una marea di bovini al pascolo e qualche cavallo.

Verso le 12.30 ci fermiamo a pranzo in mezzo ad una zona di rimboschimento. ci mangiamo un pò di riso ai gamberetti e pane e formaggio. Ci riposiamo un pò e ripartiamo. Superiamo Ianna ‘e Ventu su quota 1140 e raggiungiamo, lasciandoci sulla destra Monte Macheddu, l’arcu Perducontu. Eccoci davanti al Monte Fumai.

Ai piedi di Monte Fumai troviamo il cuile Gutturinu e’ fumai, una bella struttura che potrebbe essere rimessa in sesto. Come il sole viene coperto dalle nubi che ogni tanto passano veloci, si sente un bel freschetto. Continuiamo lungo il nostro percorso sino ad arrivare a quella che sarebbe dovuta essere la nostra prima tappa. Monte Novo San Giovanni.

Io sono stanco. I piedi mi fanno male per colpa di calze da trekk scadenti e anche i muscoli delle gambe sono indolenziti. La salita alla casermetta della forestale mi da quasi il colpo di grazia ^_^. “Meno male che ora ci riposiamo” – penso. Che vista fantastica da sopra…
Buttiamo a terra gli zaini e ci godiamo il panorama, sono circa le 16.30 e la temperatura è bella fresca. La casermetta, come aveva detto Corrado è occupata dal presidio della forestale per cui, sfortunatamente non possiamo fermarci per la notte. Sono un pò fuori allenamento e pensare che dobbiamo riscendere e proseguire sino ad un cuile poco lontano mi demoralizza un pò. Gli uomini della forestale sono gentilissimi e ci indicano due ovili a poca distanza che possono essere utilizzati per la notte e dopo aver bevuto un bicchierino di abbardente ripartiamo.

Con i piedi a pezzi (maledette calze da trekking economiche), arriviamo al cuile sa sennepida, ristrutturato (anche se un pò snaturato) e bello grande. Sono le 18.45, inizia a far buio e dopo aver lanciato gli zaini su una panca, usciamo a cercare legna per accendere il fuoco nel camino presente dentro il cuile.
Cuciniamo il classico piatto da trekking, fagioli alla Danno, e dopo un bicchiere di vino e due chiacchere davanti al fuoco, ci buttiamo dentro i sacchi a pelo…..

Il secondo giorno sveglia presto, colazione e fatti i bagagli e risistemato il cuile si parte verso la destinazione della seconda tappa, il cuile Ziu Raffaele. Una parte della tratta l’abbiamo fatta il giorno prima per cui abbiamo accorciato di un pò. Distanza da Montenovo a ziu raffaele, 16km, dati per 7 ore e mezza. Dislivelli sempre modesti… ma le gambe mi fanno ancora male.
Prima di prendere il sentiero, andiamo a vedere un monumento naturale quale è il Leccio enorme (S’Elighe de Tureddu) cresciuto su un masso di Badde Tureddu, veramente impressionante con i suoi 6 metri di circonferenza.

Ora è veamente tempo di partire… subito dopo il cuile sennepida troviamo la fontana omonima dove riempiamo le bottiglie. Acqua sempre ottima e bella fresca.
La strada è piena di cacche di vacca in cui si crogiolano beati milioni di rumbula mer…da.

Attraversiamo la zona denominata Sos Campidanesos e camminiamo per qualche ora facendo vagare la mente, circondati solo da lecci. Ogni tanto un rumore improvviso ci riporta sulla terra per scoprire che i mufloni sono sempre presenti. Una deviazione dal sentiero principale ci conduce a vedere Su disterru Orgolesu, impressionante voragine che raggiunge una profondità di – 240 metri. Già si fantastica di scenderci…
Proseguiamo ancora su campo su mudrecu e giungiamo in vista dei due nuraghe, Mereu e Gorroppu ma decidiamo di proseguire sino a fare pausa pranzo al cuile sa roda camposa. Si tratta di un cuile costruito appogiato ad un grosso Leccio. Sono le 13.15.

Ci riposiamo un pò e riprendiamo verso campu donianicoro… andiamo abbastanza spediti e ad un certo punto vediamo venirci incontro 4 persone. due di una certa età, e due più giovani.. ci fermano.

Sono tedeschi. Riusciamo a comunicare in inglese e veniamo a saper che arrivano da Orgosolo e sono, o meglio sembrano diretti verso gorroppu… cerchiamo di spiegare loro come fare ma alla fine capiamo che hanno intenzione di scendere al flumineddu per entrare a gorroppu da su… ma sono senza corde, senza gps… e sopratutto senza acqua… alla fine sconsigliamo loro di proseguire e ce li tiriamo dietro per donianicoro verso ziu raffaele dove li porteremo a funtana s’arga per prendere l’acqua.Si sarebbero certamente persi. Passeranno la notte con noi al cuile per poi proseguire l’indomani verso tiscali. E anche qui abbiamo spiegato loro da dove passare.

Arriviamo finalmente al cuile che se non ci si sbatte sopra, è invisibile… ma che spettacolo però… solo questo vale la fatica. Siamo a 881 mt di quota.

Buttati i bagagli si va a riempire le bottiglie… noi e i tedeschi.. Funtana S’arga dista circa 500 metri dal cuile ed arrivarci non è difficile in quanto il sentiero è ben tracciato con degli omini di pietra. Si tratta di una cavità di circa 5 mt di profondità al fondo della quale si trova una pozza d’acqua che scorre, anche se debolmente. Occorre cmq fare attenzione a non sporcare la pozza. Si scende aiutandosi con un tronco di ginepro e con un passamano riempiamo le bottiglie…
La salita verso il cuile mi toglie le poche forze rimaste e non vedo l’ora di lanciarmi a mangiare. Prima facciamo purtroppo nuovamente su e giù dal monte per cercare la legna…ma finalmente…

Che pace… zero pc, zero pensieri nocivi.. solo noi, le stelle, la montagna, l’amicizia e la voglia di ammalarsi sempre di più di questa, incomprensibile ai più, malattia da supramonte…

La mattina verso le 3 ci raggiunge un gruppone di altri malati, peggio di noi. Danno va a recuperarli a Iscala e surtana. Io rimango a nanna dentro il cuile sino a quando una luce ne illumina l’interno. Andrea Laconi mi sveglia e mi alzo dal sacco a pelo per dare il benvenuto a chi arriva e ci scappa anche una torta da mangiare. Ci  infiliamo tutti nel sacco a pelo che sono ormai le 4 del mattino ma all’alba decido di alzarmi definitivamente. Che silenzio. Cerco di fare piano per non svegliare chi dorme, stanco della salita fatta poco prima e esco ad ammirare il sole che pian piano accarezza i crinali delle montagne intorno.

Dentro il cuile tutti dormono ancora. rientro e mi sdraio nuovamente. Guardo verso l’alto e noto un movimento tra i tronchi di ginepro. Due topolini bianchi passeggiano, saltando da un tronco all’altro. Purtroppo non riesco a fotografarli.

Una volta che tutti sono in piedi si fa colazione e poi di nuovo su e giu per funtana s’arga. Partiamo dal cuile alle 10.50, decisamente tardi. Ci dirigiamo verso l’imponente dolina di su suercone. Ha un diametro di 500 mt per 200 mt di profondità. impressionante…

Riattraversiamo campu donianicoro. La nostra meta oggi è Pradu. La tappa con difficoltà EE è data per un tempo indicativo di 7 ore e 15′ con un dislivello +825/-566 e lunghezza di 15 km circa.
Ci fermiamo a mangiare qualcosa al cuile Pistoccu e poi proseguiamo sino a scala s’Arenargiu dove ci fermiamo a pranzo. Vista la stanchezza per la notte passata quasi in bianco dormiamo un pò troppo… siamo costretti ad accelerare decisamente il passo perchè rischiamo che faccia buio e la meta è ancora lontana.

Decidiamo di dormire a Vadde e sa mandra, cambiando un pò il persorso. Si fa seriamente tardi e iniziamo ad usare i led. Il cuile è veramente carino. Sistemiamo tutto e cerchiamo la legna per cuovere le bistecce e salsicce portate dai pazzi sabato mattina. Ma chi sono? Mastino, 2 Francesche, Andrea e Carla, Giorgio e Matuchella, super cagnolina trekker. Inutile dire che ci mangiamo e beviamo tutto e quindi a nanna.

Dormo malissimo perchè sono in discesa. Di Mattina solito spettacolo, che non stanca mai, di Madre natura.

Non ci dirigiamo verso Pradu ma puntiamo direttamente alla Sella di Orgoi e quindi alla grotta per fare rifornimento d’acqua.
La tappa è data per 5 ore e 45′ ma pensiamo di aver accorciato un pò rispetto all’originale. Il dslivello finale è di -1279.
Ci portiamo velocemente in quota in località Sos ostis e rimaniamo alti per poi trovare un sentiero che scende verso Sas Seddittas e poi verso la Forcella di Sovana (sella di Orgoi) dove, alla base delle pareti del Cusidore troviamo la grotta.

Per prendere l’acqua entriamo in grotta e scendiamo di qualche decina di metri al suo interno, ne quale troviamo un otre che raccoglie l’acqua di stillicidio. Occorre fare molta attenzione a non sporcare l’acqua contenuta al suo interno. La discesa è molto scivolosa e Giorgio se ne accorge uscendo completamente sporco per lo scivolone.

Dopo aver bevuto abbondantemente e mangiato qualcosa ci dirigiamo verso Fruncu Nieddu da cui si vede uno splendido panorama

Il sentiero è sempre ben tracciato con gli omini di pietra ma occorre comunque fare attenzione a vederli. Continuiamo a rimanere sempre in quota, attraversando leccete o creste rocciose. appaiono segnavia bianco rossi e non c’è più possibilità di sbagliare. Scendiamo di brutto fino la cuile Biseddu e troviamo la sterrata che arriva sino alla sorgente… la prima fontanella utile viene attaccata per bere… ci scambiamo i complimenti per il bel trek appena finito.

Come ogni fatica , sia trekking che grotta che canyon, il finale è sempre lo stesso…

Ora si pensa al prossimo trekking e l’idea è fare qualcosa a Monte Albo. Chi ha suggerimenti si faccia avanti.

Baci e abbracci

Alessio

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