Codula Bidighinzos

bidighinzos
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Un bel giretto durate il campo che pone fine al XIX corso di speleologia.

Per ingannare il tempo il sabato in cui i corsisti entrano nella grotta di Su Bentu, uno sparuto gruppo di profughi uschini si dirige verso Bidighinzos. Io, Milo, Rita, Fabrizio, Claudia, Diana, Corrado, Roberto e Milena dopo aver fatto colazione ci dirigiamo, accompagnati da Ciccio e Sandro all’attacco del sentiero che in due orette dovrebbe portarci all’imboccatura del canyon che con un paio di saltini in corda ci farà atterrare sopra le macchine.

Partiamo male sbagliando la direzione proprio dalle macchine… Ciccio inizia a preoccuparsi da subito…

Siamo in parte scusati perchè nessuno dei partecipanti ha mai fatto Bidighinzos. La nostra guida in realtà doveva essere Franco ma ci ha tradito per recarsi con un altro gruppo alla ferrata Pentumas. Maladittu…

Rita ha con se la guida di Corrado Conca che ormai è come se fosse con noi in quanto negli ultimi trekking fatti la guida era la sua. La giornata è fantastica, nonostante i -3 della notte appena trascorsa. Un sole tiepido e una giornata pulitissima ci accompagnano per tutta la salita. Ma vediamo che dice la guida.

Si tratta di un canyon asciutto, praticabile durante tutto l’arco dell’anno e presenta 9 salti di cui il più alto è di 25 mt frazionabile 3+22. L’avvicinamento è dato per 1.50 ore e la discesa per 2.30.
Dopo aver abbandonato le macchine su uno slargo che non ricordo dove si trovi ( la guida dice a circa 8,5 km da su Gologone), pieghiamo subito a destra e dopo essere passati a pochi metri dalla base dell’ultimo salto, iniziamo a salire seguendo una mulattiera lungo la destra orografica del Doloverre di Surtana.

cuile sas traesIl sentiero è ben visibile e dopo circa un km ci porta ad individuare il famoso macigno alto un metro al fianco del quale parte un altro sentierino un pò nascosto. Lo seguiamo per un pò in ripida salita e iniziamo ad incasinarci perchè pensiamo di trovare il primo ovile in questa zona. Decidiamo dopo aver perso un pò di tempo di continuare a seguire il sentiero che arrivato in quota ci fa trovare uno sbarramento di tronchi. Il cuile deve essere qui vicino.

Attraversiamo il boschetto di Lecci indicato sulla guida ed arriviamo ad uno spiazo erboso. Mi allontano un pò verso destra e trovo l’ovile chiamato Sas Traes. E’ una bellissima struttura in ottimo stato di conservazione e ci si potrebbe fare un bel campo. C’è parecchio spazio intorno per piazzare delle tende ed una bella tavolata in pietra con annesso posto per arrostire.. bello bello.

Facciamo una pausa per mangiare qualcosa e ripartiamo svoltando a sinistra per un centinaio di metri fino ad abbandonare il sentiero e inoltrarci nei campi solcati. Il panorama è portentoso e le divinità del supramonte ci assistono con una giornata che rimane fantastica. Gli omini ci guidano sino a quando di colpo spariscono. Inizia il dramma. giriamo per due ore buone senza meta sino a quando sfiduciati e abbastanza stanchi decidiamo di usare l’aiuto da casa. Al telefono per Jerri Scotti risponde Dapi che ci indirizza verso la direzione corretta. Ci siamo accorti che siamo andati troppo avanti saltando bruttalmente l’attacco della codula.

Per ritrovarlo sirboniamo un bel pò ma alla fine ecco l’armo del primo salto. Che stress…
La prima verticale è di 16 mt e per la prima volta, con l’aiuto di Fabrizio mi occupo di preparare il salto. Abbiamo due corde di 50 e 60 mt per cui nessun problema. tutto fila liscio come l’olio e uno dopo l’altro ci mangiamo i salti. Nell’ordine sono 16 mt, 12 mt e 7 mt. Uno da 20 mt ci porta all’ovile Bidighinzos ( o vilighingios o 23423 altri nomi simili), costruito a ridosso della parete in cui si apre l’omonimo grottone.

Inizia ad imbrunire e qualcuno decide di scendere a valle lungo un sentiero che parte dall’ovile stesso. Gli altri decidono di continuare a scendere lungo la codula, affrontando così un saltino da 14 mt, 3 da 2mt da fare in disarrampicata e l’ultimo che frazioniamo 4+23 mt che facciamo totalmente al buoi. Prima di questo salto sentiamo un fischio tipo pastorello e capiamo che qualcuno preoccupandosi per l’ora tarda è venuto a vedere se siamo vivi. Che grandi amici che abbiamo…

L’avventura finisce con le luci frontali. Il supramonte ci ha regalato un’altra bella esperienza.

Alessio Scalas

Foto: Alessio, Claudia

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