Voragine di Perd’e Cerbu

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Da lungo tempo si tende a tralasciare, negli itinerari di uscita, grotte ritenute troppo visitate o di scarso interesse “artistico”, senza considerare che a volte nel posto più ovvio possono celarsi delle sorprese. Perd’e Cerbu è uno di questi luoghi, tant’è vero che abbiamo avuto la fortuna di imbatterci in uno spifferante buco.

Situata sotto lo spuntone omonimo a quota 500 m, la grotta si trova a Domusnovas, poco distante dalla grotta di San Giovanni. Giunti presso la suddetta grotta ci si inoltra in una strada, sulla sinistra, dal caratteristico pavimento in pietra. Arrivati ad un oliveto, nelle vicinanze di una chiesetta campestre presso la quale è possibile lasciare le autovetture, possiamo vedere lo spuntone. Tornando un pò indietro a piedi, c’è un sentiero sulla destra, percorribile in macchina se non ci fosse la sbarra, che porta praticamente alla base dello spuntone di roccia dopo un largo giro.

Una volta giunti nello spiazzo si scende lungo un sentierino che lascia ad una decina di metri, sulla destra, lo spuntone. Scesi un pò dove gli alberi si fanno più grandi e fitti, si trova l’imbocatura del pozzo, sovrastato da una roccia da cui è possibile spaziare con la vista dalla grotta di San Giovanni alla piana del Cixerri.

Una precedente visita alla grotta ci aveva fatto notare che il vecchio armo si era deteriorato, ed avevamo deciso quindi di riarmare.

La Scoperta

Animali sul fondoArrivati sul primo terrazzino posto a 20 m di profondità dall’ ingresso, mentre si continuava a riarmare, alcuni di noi notarono una piccola apertura dalla quale fuoriusciva una tenue corrente d’aria, che in teoria poteva fare supporre che la grotta si potesse estendere ulteriormente in quella direzione. Disostruito il poco neccessario per il passaggio constatiamo che effettivamente la grotta si estende oltre la nuova apertura.

Il Ramo Nuovo

Si apre su di un piccolo ambiente di frana che chiameremo “Ramo degli affamati”, che consente l’ accesso al “Pozzetto Renato”, profondo poco più di 20 m, impostato su di una stretta diaclasi. In questo primo tratto l’acqua è assente e le concrezioni non sono di particolare interesse. Giunti sul fondo le concrezioni spariscono ma la roccia è bagnata. Qui si possono seguire due percorsi differenti. Il primo consente di arrivare direttamente all’ imbocco della “Spaccatura continua” (costellata di colate bianche nelle quali abbiamo ritrovato resti animali), fissando un armo al limite del terrazzino; il secondo, più difficoltoso, si presenta come un susseguirsi di ambienti di frana in diaclasi, in modo da formare vari terrazzini, con massi instabili, raggioungibili in corda o in libera.

Il Pozzetto RenatoIl passaggio dal primo al secondo deve essere effettuato a cavalcioni su un masso ai lati del quale è possibile precipitare sino al fondo della diaclasi. Al terzo, (sempre costituito da massi incastrati) si arriva con una scala e successivamente in libera, passando tra i massi sino a giungere al fondo. Da qui è possibile accedere alla zona dell’ “Ossario” dove abbiamo rinvenuto i resti ossei di quello che, a prima vista, sembra essere un cinghiale.

Incamminandoci sul fondo, dopo un breve tratto, l’ambiente si apre rivelando la reale portata della diaclasi, che procede con piccoli salti da superare in libera per circa 40 m. Alla base del “Pozzo Ponzoni” si apre l’ ingresso della “Spaccatura continua”, lunga un centinaio di metri, che si rivela essere la parte più bella della grotta, con colate, stalattiti, colonne, eccentriche e con possibili nuove sorprese.

Aggiornamento dati catastali:

SA/CA 745 – Sa fossa de Perd’ e Cerbu
(nome del nuovo ramo: Rami nuovi di Perd’ e Cerbu)
Domusnovas (CA) – Punta Perd’ e Cerbu
Lat. 39°19’59” . Long.3°49’38”
Quota: 355 s.l.m. – Dislivello: -96,30 m
Caratteristiche: voragine impostata su diaclasi
Sviluppo totale: 404 m (rami nuovi 268 m)

 

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